GIALAPPA'S FORUM GIALAPPA'S FORUM - Il forum sulla Gialappa's Band

Dall'alto di un cazzo [thanks @ Cater3]

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    cacca2003
    Post: 835
    Registrato il: 30/08/2003
    Utente Senior
    00 29/04/2007 19:41
    Non sapevo in che settore inserire la richiesta.
    La posto qui.Avessi sbagliato, cambiatela voi la collocazione di questo topic.Grazie.

    Dunque, venendo all'oggetto del topic.
    La mia domanda è questa:
    perchè qualche anima pia non posta nel forum ogni mese la recensione cinematografica di Gherarducci su "Rolling Stone"
    (la rubrica si intitola, per chi non lo sapesse, come questo topic), in modo da evitare di farmi andare ogni volta al supermercato per leggermela sulla rivista (che poi lascio lì)? [SM=g27829]



    EDIT. Grazie @ Cater3 per aver condiviso le ultime recensione, sono in ordine cronologico

    Istruzioni: clicca sulla miniatura dell'immagine; una volta apparsa la finestra di imageshack, ricliccare sull'immagine per guardarla nelle dimensioni originali


    Cater3, 23/07/2009 13.11:



    LO SCAFANDRO E LA FARFALLA (Ottobre 2008)





    Cater3, 23/07/2009 13.11:



    COLPO D'OCCHIO (Novembre 2008)





    Cater3, 23/07/2009 13.11:



    SEX AND THE CITY (Gennaio 2009)





    Cater3, 23/07/2009 13.11:



    88 MINUTI (Febbraio 2009)





    Cater3, 23/07/2009 13.11:



    X FILES - VOGLIO CREDERCI (Marzo 2009)





    Cater3, 23/07/2009 13.11:



    DILBRIT TAYLOR (Aprile 2009)





    Cater3, 23/07/2009 13.11:



    PALERMO SHOOTING (Maggio 2009)





    Cater3, 23/07/2009 13.11:


    NESSUNA VERITA' (Giugno 2009)




    Cater3, 23/07/2009 13.11:


    THE SPIRIT (Luglio 2009)




    Cater3, 23/07/2009 13.11:



    LIVE! ASCOLTI RECORD AL PRIMO COLPO





    Cater3, 30/08/2009 11.28:


    STAR SYSTEM (Settembre 2009)





    Cater3, 30/09/2009 22.27:


    DUPLICITY (Ottobre 2009)






    Cater3, 01/11/2009 7.43:


    ANGELI E DEMONI (Novembre 2009)




    Cater3, 24/11/2009 19.02:


    UOMINI CHE ODIANO LE DONNE (Dicembre 2009)




    Cater3, 05/01/2010 11.07:


    OBSESSED (Gennaio 2010)





    Cater3, 19/02/2010 23.08:


    IL GRANDE SOGNO (Febbraio 2010)



    [Modificato da lor3nzooo 20/02/2010 18:52]
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    macleane
    Post: 53.892
    Registrato il: 12/02/2007
    Utente Gold
    00 29/04/2007 20:19
    Io no... [SM=g27815]

    Ma hai braccino corto? Quanto costa la rivista? [SM=g27827]:



    Davanti a un ingorgo c'è sempre una Panda...
  • CARLO TARANTO
    00 29/04/2007 20:32
    27 novembre
    "Dall'alto di un cazzo" di Giorgio Gherarducci
    IL CODICE DA VINCI


    Premessa: non faccio parte di quegli snob che storcono il naso di fronte
    al fenomeno commerciale-letterario più clamoroso dell'ultimo decennio,
    anzi sono un pò invidioso. D'altra parte cos'ha fatto Dan Brown una volta
    resosi conto di essere un pessimo scrittore? Dopo aver scopiazzato senza
    successo Jeffery Deaver nell'orrido Angeli e demoni, nel Codice da Vinci
    cambia modello e decide di imitare la formula tanto cara a Michael
    Crichton: su una trama banalotta, scontata, condita da snodi narrativi al
    limite del ridicolo (in particolare l'inizio: un vecchio colpito a morte
    che, mentre sta tirando le cuoia, anziché chiamare l'ambulanza, dissemina
    di indovinelli complicatissimi il Louvre e si incide simboli
    incomprensibili sul corpo cosicché, essendo morto Bartezzaghi, solo un
    esperto in simbologia come Tom Hanks possa decifrarli. Ma non era meglio
    mandargli un sms? Life is now...) lo scrittore introduce genialmente in un
    romanzo di serie B un'intrigante serie di teorie e informazioni, scomode,
    poco note, discutibili ma tutt'altro che campate in aria, su aspetti
    ancora misteriosi del cristianesimo (il Santo Graal, i Templari, se e
    quanto ciulava Gesù Cristo, l'ipocrisia del Vaticano e le malefatte
    dell'Opus Dei), per cui alla fine è l'aspetto divulgativo a rendere
    avvincente un libro del cazzo e ad aver reso Dan Brown ricco come Creso.
    Che altro dire, se non "beato lui"? Seconda premessa: mai capito la
    fregola dei produttori di tradurre in immagini il best seller di turno,
    specie se trattasi di un thriller. Scusate, ma il bello di vedere un
    thriller è scoprire come va a finire; se uno ha già letto il libro che
    gusto c'è? Forse per permettere al pubblico di riempirsi la bocca, a
    visione ultimata, con una delle frasi più abusate del mondo: "certo che
    però il libro era mooolto meglio" (nell'hit parade delle frasi sceme è
    davanti perfino a "sarò il presidente di tutti", espressione regolarmente
    pronunciata dal vincitore di qualsiasi tipo di elezione, dalle politiche
    giù giù fino alle condominiali). Fare raffronti tra un libro e un film,
    benché sia naturale, è come chiedersi se è meglio un frigo o un
    aspirapolvere solo perchè sono entrambi costruiti dalla Philips.
    Oltretutto in questo tipo di film, il grosso problema di comprimere 4-500
    pagine in due ore viene risolto stupidamente tenendo la trama (la cosa più
    debole) ed eliminando tutti gli aspetti nozionistici (la cosa più
    interessante), finendo così col girare delle impeccabili ciofeche che
    deludono sia chi ha letto il libro sia chi non l'ha letto. Qui almeno il
    regista decide di mantenere il più possibile l'aspetto divulgativo: il
    risultato è sì un film lunghissimo, noiosetto, girato e recitato con un
    occhio al copione e l'altro all'estratto conto, ma un pelo meno brutto e
    inutile della media, impreziosito da due perle: l'originale scelta di Jean
    Reno nel ruolo del poliziotto francese (credo sia la trentaduesima volta)
    e la scena in cui Hanks, pettinato come un playboy anni 60, e la Tautou
    riescono a scappare dal killer perchè distratto da un battito d'ali di
    uccello a 50 metri di distanza, roba che a proporla a un corso di
    sceneggiatura si rischierebbe la radiazione...


  • CARLO TARANTO
    00 29/04/2007 20:32

    EDISON CITY

    Evidentemente anche negli Stati Uniti fanno Scherzi a parte e in una
    qualche puntata dell'anno scorso sarebbe dovuto andare in onda un episodio
    ai danni di Kevin Spacey. Nel suddetto episodio uno dei migliori attori
    americani in circolazione (reduce peraltro da un'impressionante serie di
    schifezze tipo The Shipping News,Un sogno per domani, The Life of David
    Gale, per non parlare di Superman Returns, ma solo perchè non l'ho visto)
    riceveva la seguente telefonata da uno dei produttori di questo Edison
    City: "Buongiorno Mr. Spacey, le interesserebbe partecipare a una crime
    story? La sceneggiatura onestamente non è un granché, la solita storia di
    poliziotti corrotti alle prese con un ingenuo ma coraggioso giornalista
    alle prime armi, che cerca di incastrarli con l'aiuto del suo direttore
    burbero e disincantato ma in fondo con un cuore d'oro. Lo so Mr. Spacey,
    detta così fa un pò cagare, ma magari la facciamo riscrivere da Tarantino
    che così ci inventa un bel finale in cui i buoni e cattivi si puntano la
    pistola l'un l'altro per un quarto d'ora urlando continuamente "fuck" su
    una musica orecchiabile anni 50, che ne dice? E poi dimenticavo nel cast
    ci sono attori della madonna tipo Morgan Freeman, LL Cool J, l'unico
    rapper capace di recitare, e per la parte del giornalista novellino siamo
    indecisi tra Tobey Maguire o Jake Gyllenhaal, uno vale l'altro, tanto sono
    uguali, oppure Leonardo DiCaprio. Lei invece dovrebbe fare il poliziotto
    buono che aiuta anche lui il protagonista. Dimenticavo, per la regia,
    Scorsese domani ci dovrebbe dire di sì. Allora ci sta? Insomma, rischia di
    essere un buon successo commerciale e lei, dopo le cagate che ha girato
    ultimamente, ne avrebbe davvero bisogno. Sì, lo so che non le interessa il
    successo di pubblico, lo so che adesso lei è il direttore dell'Old Vic a
    Londra, che due palle...Ma le ricordo anche quanto costa quella casa a
    Chelsea che le piace tanto...Allora che fa, accetta? Ottima scelta Mr.
    Spacey, ci vediamo sul set fra un mese". Un mese dopo Kevin Spacey si
    presenta sul set, scopre che la sceneggiatura non è stata cambiata, che
    per tutto film dovrà indossare un parrucchino smesso di Massimo Boldi, che
    il regista non è Scorsese ma tale David J. Burke, un oscuro regista tv
    all'esordio al cinema alla tenera età di 58 anni e soprattutto che il,
    giornalista è interpretato da, udite, udite, Justin Timberlake!!! A questo
    punto però, mentre Mr. Spacey urlando come un pazzo tentava con discreto
    successo di strangolare il produttore, lo striscione di Scherzi a parte,
    che si sarebbe dovuto srotolare per stemperare la tensione, si è inceppato
    e quindi nessuno ha più avuto il coraggio di avvertire l'irascibile Mr.
    Spacey che era tutto uno scherzo, che nessuno avrebbe mai pensato di
    produrre una stronzata del genere né, a parte forse Timberlake, di
    interpretarla. E così, tra l'imbarazzo dei presenti, Morgan Freeman in
    particolare (oramai davvero stufo di fare per la centoquattresima volta il
    simpatico e cinico mentore del protagonista), il film è stato girato
    davvero. Ma siccome a volte sembra esistere un Dio, almeno è stato un
    fiasco.
  • CARLO TARANTO
    00 29/04/2007 20:32
    GET RICH OR...

    Un paio d'anni fa, essendomi imbattuto in uno di quei servizi sulle case
    dei divi Usa che vanno spesso in onda sui canali via cavo americani di
    serie b, ho scoperto che Curtis "50 Cent" Jackson, che presumo non sappia
    cucinare neanche due uova al tegamino, si è comprato una villa con sette
    cucine! Questo episodio, unito alla non eccelsa opinione (per mia
    ignoranza, lo ammetto) che nutro nei confronti del rap o dell'hip hop (mai
    capita la differenza, ammesso che esista), ha generato in me la ferma
    convinzione che 50 Cent fosse un povero deficiente senza speranza.
    Successivamente, leggendo un pò di articoli sulla sua vita e sul suo
    tribulatissimo ingresso nello show business, che sono poi alla base di
    questo di film, Get Rich or Die Tryin', scritto dallo sceneggiatore di I
    Soprano e mai uscito nelle sale italiane, mi sono reso conto che forse in
    parte mi sbagliavo. In effetti, per essere un figlio di padre ignoto e
    madre pusher, che a 12 anni vendeva cocaina sulle strade per comprarsi le
    Nike, che a 18 era già stato due volte al gabbio per spaccio di crack, che
    a 20 era stato crivellato da otto pallottole di cui una in faccia e che,
    dopo essere miracolosamente sopravvissuto, ha iniziato la carriera
    musicale con una canzone in cui prendeva per il culo tutte le icone rap (o
    hip hop, fate voi) più cool del momento, inimicandosi così tutte le case
    discografiche del globo, il fatto di essere riuscito comunque a diventare
    un idolo dell'hip hop (o rap, fate voi) significa che il ragazzo non solo
    non è poi così scemo, ma che oltretutto ha due palle grosse come gli
    airbag di una Volvo. Viceversa l'ottima opinione che avevo di Jim
    Sheridan, regista irlandese autore di In nome del padre, Il mio piede
    sinistro e il misconosciuto In America, è notevolmente diminuita dopo aver
    visto questo film, salvo poi crollare del tutto allorché, guardando i
    contenuti speciali del dvd (che immagino ci siano anche nella versione
    italiana, io il mio l'ho comprato a Londra il mese scorso), ho scoperto
    che il film non l'ha fatto per comprarsi un castello in Irlanda, ma perchè
    gli piaceva l'idea di girare una storia sul mondo dei gangsta rapper.
    Aspirazione più che rispettabile, ci mancherebbe, solo che il regista di
    questo film, che sembra un incrocio tra l'ottimo New Jack City e i film
    degli anni 60 con Gianni Morandi e Laura Efrikian, andrebbe cosparso di
    melassa e impiumato per almeno due motivi: 1) L'interpretazione di 50
    Cent, che a un'espressività degna di Walter Nudo unisce un'intensità
    paragonabile a quella della Cucinotta; 2) La demenziale scelta di girare
    un film basato su una storia vera, ambientato nel quartiere South Jamaica
    del Queens di New York (un posto così malfamato che in confronto il Bronx
    è via Montenapoleone) in maniera ultra patinata, manco fosse uno spot di
    una casa di cosmetici. Per cui la storia, che avrebbe anche qualche motivo
    d'interesse, finisce con lo smarrirsi in pochi minuti, sopraffatta
    dall'assurdità di vedere spacciatori da strada puliti e profumati come dei
    commessi di Prada e tossici strafatti di crack che al culmine di una crisi
    d'astinenza non hanno un ricciolo fuori posto.


  • CARLO TARANTO
    00 29/04/2007 20:34

    JARHEAD

    Sam Mendes ha due grossi pregi: 1) è il regista del grandissimo American
    Beauty; 2) si tromba Kate Winslet. Inglese, acclamato da critica e, prima
    di Jarhead, anche dal pubblicp, ha al suo attivo anche il più che buono
    Era mio padre, il film che ha visto il ritorno sullo schermo di un Paul
    Newman straliftato (con tutta la pelle avanzata dall'operazione pare che
    sua moglie Joanne Woodward si sia fatta un'amaca).
    Insomma non stiamo parlando del solito mestierante vendutosi a Hollywood
    (a tale proposito, un gustoso gossip: lo sapevate che Lee Tamahori, il
    regista neozelandese di Once We Were Warriors, poi messosi a girare
    porcate negli Stati Uniti, è stato arrestato qualche mese fa mentre alla
    tenera età di 52 anni travestito da donna adescava clienti su Sunset
    Boulevard? Personalmente non amo i pettegolezzi, ma questo meritava...),
    ma di un regista che sceglie con cura i suoi film, mai banali, con attori
    sempre di ottimo livello. In effetti anche questo Jarhead si presentava
    con le stesse caratteristiche: una satira al vetriolo sulla Guerra del
    Golfo interpretata da attori coi controcazzi tipo Jake Gyllenhaal (visto
    nello strepitoso Donnie Darko e nel gayo Brokback Mountain), Jamie Foxx,
    Chris Cooper (già marine, peraltro busone, in American Beauty) e Peter
    Sarsgaard. In realtà il film delude non poco le attese. Gyllenhaal (che
    come impronunciabilità e mancanza di appeal nel nome è secondo solo a
    Gialappa's Band) è il solito ragazzone americano che, senza sapere bene il
    perchè, si arruola nei marine. Dopo 30 secondi di film si accorge di aver
    fatto una cazzata, complice uno stravisto addestramento alla Full Metal
    Jacket, ma dopo 8 minuti (un pò pochini a parer mio) è già un esaltato
    guerrafondaio. Una volta partito per il Golfo con i suoi commilitoni, una
    serie infinita di stereotipi che vanno dal solito ignorante nazistoide al
    nerd ultra sensibile, dal chicano con figlio in arrivo al sergente cattivo
    ma in fondo in fondo con un cuore così (interpretato da Jamie Foxx,
    essendo Louise Gosset Jr. troppo vecchio per la parte), il nostro si trova
    ad aspettare nel deserto il momento di entrarer in azione e finalmente
    sparare a qualche iracheno. Qui il film ha un'impennata riuscendo, per una
    ventina di minuti, a satireggiare in maniera un pelo più originale su
    esercito e media, mentre i soldati aspettano Godot sudando come suini e
    giocando a football. Poi Mendes impazzisce e per altri 20 minuti crede di
    essere Rainer Werner Fassbinder, trasformando i soldati in una banda di
    icone gay sudate e muscolose alla Querelle de Brest. Per fortuna il finale
    è la cosa migliore del finale: la guerra, risolta a colpi di Scud e
    bombardamenti aerei, finisce prima che i marine sparino un solo colpo e i
    cretini torneranno in patria accolti come eroi, cosa che li getterà in un
    forte imbarazzo che gli passerà solo allorché scopriranno di avere quasi
    tutti le corna.
    Insomma il film alla fine un sei e mezzo lo porta anche a casa, ma, nel
    genere, Three Kings era molto meglio.


  • CARLO TARANTO
    00 29/04/2007 20:34

    DOGVILLE


    Questo mese tocca a Dogville, che non ho visto neache per intero, se
    contiamo i momenti di abbiocco e quelli persi a inveire contro il regista.
    Lars Trier (il von se l'è inventato lui per darsi un tono, pensate un pò
    che pirla), danese 50enne, figlio di un'alta dirigente comunista che gli
    diede una grandissima libertà ai tempi dell'infanzia, facendomi così
    rimpiangere la mancata introduzione dei metodi della Wehrmacht nella
    pubblica istruzione danese, che lo portò ancora bambino a girare i primi
    corti stimolato da uno zio documentarista, che spero adesso sia come
    minimo agli arresti domiciliari, con una cinepresa super8 regalatagli
    dalla mamma (ma 'sta stronza non gli poteva regalare il Lego, come
    tutti?). A 17 anni s'iscrive alla scuola di cinematografia danese, ma
    viene respinto, segno inequivocabile dell'esistenza di Dio. In seguito
    riesce a girare un paio di film, con budget ridottissimi, stroncati in
    patria da critica e pubblico. Sfiga vuole che uno di questi vinca un
    premio del cazzo a Cannes ("miglior contributo tecnico", più o meno come
    se dessero un premio a un'attrice per le migliori tette), cosa che lo fa
    balzare agli occhi della miopissima critica europea. Poi per sbaglio
    azzecca un film, Le onde del destino, opera obiettivamente notevole che
    (oltre a essere così deprimente che al confronto Scene di un matrimonio di
    Bergman sembra L'aereo più pazzo del mondo) essendo girato totalmente con
    la macchina a mano, può essere visto senza soffrire di nausea solo da lupi
    di mare o gondolieri. A questo punto, Lars, che comincia a passare per un
    grande regista, aderisce, promuove e diventa l'esponente di punta del
    movimento artistico Dogma 95, che sosteneva, tra le altre cazzate, che un
    film andava girato senza luci, senza scenografie e senza musiche. Ed è
    leggendo il decalogo di Dogma 95 che mi sono accorto che von Trier non
    solo non è un genio, ma è anche il più grande paraculo della storia del
    cinema dai tempi di Roger Corman. Infatti, il bastardo, del suddetto
    decalogo adotta solo le regole che gli permettono di abbassare
    mostruosamente i costi dei film, da lui ovviamente prodotti, col risultato
    di girare con due lire, fare discreti incassi da film d'autore e
    intascarsi cifre da film di Natale. E' con Dogville che la sua
    paraculaggine sfiora il sublime; essendosi ormai fatto un nome in Europa,
    assolda grandi attori haollywoodiani che accettano di lavorare quasi
    gratis in un film da festival per rifarsi la verginità. E noi, per fare
    arricchire questo qui, dobbiamo sorbirci Nicole Kidman, James Caan e
    Lauren Bacall che recitano in un teatro vuoto, con le case disegnate per
    terra, la ridicola e noiosissima storia di una ragazza che scappa da un
    gangster, si rifugia nella cittadina di Dogville dove tutti l'aiutano per
    circa cinque minuti, poi per il resto del film la trattano come una merda
    e se la ciulano. Siccome però lei è scema ma non del tutto, quando il
    gangster, che poi è suo padre, arriva, fa sterminare tutti gli abitanti.
    Tutto ciò per dimostrarci che, dietro l'apparente perbenismo di una
    cittadina, si cela il marcio. Pensato un pò che messaggio nuovo e
    sorprendente!


  • CARLO TARANTO
    00 29/04/2007 20:34
    ELVIS


    Ma 'sto film al cinema, quando è uscito? Vi starete chiedendo ignari e
    sperduti come un passerotto durante un urugano. La risposta è mai. In
    realtà questo mese avrei dovuto recensire Quando l'amore brucia l'anima -
    Walk the Line, il film sulla vita di Johnny Cash, ma poi ho ripiegato su
    questo misconosciuto film girato per una tv via cavo Usa e uscito
    direttamente in dvd per tre buoni motivi. 1) Il dvd di Walk the Line non è
    ancora uscito nel momento in cui sto scrivendo; 2) mi rifiuto di parlare
    di un film tradotto con un titolo così idiota; 3) recensire un "biopic" su
    un musicista o l'altro non fa differenza, tanto sono tutti uguali. Che si
    parli di Elvis Presley o di Jerry Lee Lewis, di Ray Charles o di Johnny
    Cash, la storia è sempre quella: un ragazzo sprovveduto e poverissimo
    buono come il pane, spesso legato alla mamma a livelli pericolosamente
    freudiani, nato in uno sperduto paesino con tanti sogni in tasca che dopo
    la solita gavetta viene notato dal solito agente un pò sfigato ma di buon
    cuore che gli farà assaporare un pò di successo, salvo poi essere mollato
    dal protagonista per il solito
    mega-agente-iperprofessionale-ma-stronzo-come-pochi che lo porterà al
    successo mondiale, ma che lo lascerà diventare il solito egocentrico
    megalomane paranoico in balìa di gnocche, droga e sperperii di varia
    natura fino a fargli toccare il fondo a cui segue regolarmente o la
    risalita o la morte. Dimenticavo, di solito a tre quarti di film la mamma
    muore lasciando un vuoto incolmabile, anche se a quel punto il padre, che
    di solito è una testa di cazzo ignorante come una bestia che voleva che il
    figlio facesse l'operaio in fabbrica come lui, si ravvede e diventa un pò
    meno testa di cazzo, in maniera però inversamente proporzionale al figlio.
    Le uniche pellicole che si discostano un pò da questi cliché che io
    ricordi sono l'interessante Backbeat, sulla vita del sesto Beatle, in
    parte The Doors, in cui peraltro la discutibile scelta di Oliver Stone di
    far apparire Jim Morrison come un coglione totale non portò certo fortuna
    al film, e il finto biopic Velvet Goldmine, che oltre a essere di una noia
    mortale, aveva anche lo stesso protagonista di questo Elvis, ovvero
    l'ambiguissimo Jonathan Rhys Meyers (era quello che in Sognando Beckham
    faceva l'allenatore ma camminava come un coreografo), che qui si sbatte
    comr un pazzo nel farci credere di essere: a) Elvis; b) eterosessuale.
    Solo che anziché assomigliare a Elvis, per un imperscrutabile scherzo del
    destino (o perchè il truccatore è un cretino, fate voi) qui è identico a
    Joaquin Phoenix che fa Johnny Cash nel succitato Walk the Line. Comunque
    il film è la solita rottura di palle, che nulla aggiunge a ciò che si
    sapeva su Elvis, dura una vita (oltre due ore e mezza!), è recitato benino
    e girato senza infamia e senza lode da un certo James Sadwith, una specie
    di Anton Giulio Majano a stelle e strisce. A questo punto butto lì
    un'idea: e se per ravvivare un pò il genere qualcuno in Italia producesse
    un film sulla vita che so, di Amedeo Minghi? Negli anni 60 con i western
    ha funzionato, hai visto mai...

  • CARLO TARANTO
    00 29/04/2007 20:34
    GOAL, IL FILM


    Cominciamo col dire che il titolo è sbagliato: Goal, la marchetta, sarebbe
    stato molto più indicato. Già, perchè sebbene dai titoli di testa sembri
    che questo film sia stato messo in piedi dal produttore storico dei film
    di Quentin Tarantino, Lawrence Bender, che evidentemente deve avere dei
    problemi con la rate della Porsche, in realtà dietro questo progetto c'è
    chiaramente la longa manus di un colosso mondiale dell'abbigliamento
    sportivo di cui, per evitare querele, non farò il nome e che astutamente
    chiamerò con l'irriconoscibile pseudonimo di "Adidasu" (certo che sono
    proprio diabolico!). Non è un caso infatti che in questa pellicola, che è
    talmente spudorata nel non evitare neanche mezzo luogo comune dei film
    sportivi al punto da far sembrare Rocky e Sognando Beckham dei film di
    Lars von Trier, appaiono qua e là imbarazzanti camei Zidane, Beckham, Raul
    e tutta una serie di calciatori marchiati Adidasu. La storia è di una
    banalità e di una prevedibilità che non ci si crede: un ragazzo messicano
    che vive da clandestino a Los Angeles e che gioca da dio (in realtà fa
    sempre le stesse tre finte, roba che in Italia Materazzi dopo dieci minuti
    lo avrebbe già segato in due) viene notato da un osservatore inglese un pò
    sfigato che gli procura un provino col Newcastle, squadra sponsorizzata,
    ma tu pensa la combinazione, proprio dall'Adidasu. Sebbene il padre, una
    specie di sosia di Hector Cuper ma con l'umanità di un colonnello della
    Wehrmacht, sia assolutamente contrario, il ragazzo va in Inghilterra e
    seguendo tutti i cliché esistenti (ha un rapporto conflittuale con
    l'allenatore che è sì burbero ma alla fine si scopre che ha un cuore
    d'oro, diventa amico del giocatore più famoso del Newcastle che è un
    puttaniere viziato che cercherà invano di traviarlo salvo poi redimersi,
    si innamora di un'infermiera che sembra una top model...devo continuare?),
    dopo un inizio irto di difficoltà finirà per diventare un idolo segnando
    il gol decisivo nell'ultima partita di campionato. Ciononostante, sarà
    perchè il regista Danny Cannon, proveniente da C.S.I., spot e videoclip
    vari, ha confezionato un film tecnicamente impeccabile (è forse il primo
    film sul calcio in cui le scene ni campo sono assolutamente credibili),
    sarà perchè gli attori (tutti pressochè sconosciuti ma già visti altrove:
    l'allenatore in seconda è il papà di Billy Elliot, il calciatore
    puttaniere è il fratello di Nicolas Cage in Face/Off) sono piuttosto
    azzeccati, sarà perchè le musiche sono particolarmente accattivanti, va
    detto che, se prima della visione del dvd si lascia il cervello ben chiuso
    in un cassetto e ci si fa una canna (meglio due), quest'ignobile schifezza
    si lascia vedere in tutta tranquillità. Se poi siete milanisti come me,
    vedere il Liverpool che perde l'accesso alla Champions League per un gol
    di un ragazzino messicano all'ultimo minuto è un sottile piacere che
    merita di essere assaporato.

  • CARLO TARANTO
    00 29/04/2007 20:37
    merita di essere assaporato.



    KING KONG


    Visivamente questo film è un capolavoro, Peter Jackson da questo punto di

    vista non ha davvero deluso affrontando il remake di uno dei film più
    famosi della storia del cinema. Costato 207 milioni di dollari, grande (ma
    non stratosferico) successo al botteghino, ottimo riscontro di critica,
    sembrerebbe uno di quei pochi kolossal su cui non ci sia niente da dire o
    quasi. Tecnicamente, l'ho già detto, è perfetto: lo scimmione è
    credibilissimo (al contrario di Hulk, tanto per fare un esempio, che
    sembrava un pupazzo della PlayStation finito per caso in un film di Ang
    Lee), le scene d'azione sono impressionanti (notevoli, oltre alla famosa
    battaglia tra Kong e i tre dinosauri, anche l'originale ingorgo di
    brontosauri stile Salerno-Reggio Calabria in estate e l'attacco degli
    insetti giganti), il cast è ottimo (Jack Black, Adrien Brody e Naomi Watts
    nel ruolo dell'arrapascimmia) scene, costumi ed effetti speciali sono
    straordinari. Come se non bastasse Peter Jackson, che durante la
    lavorazione del film ha perso 35 chili, è riuscito pure ha infilare nel
    sottotesto un'amara, anche se non certo rivoluzionaria (e forse anche un
    pò ipocrita in un film del genere), riflessione sul cinema che si è
    svenduto al dio denaro, tanto per elevare il film dallo status di pop corn
    movie. Eppure io a guardare questo film mi sono un pò rotto i coglioni. E
    non perchè dura oltre tre ore. E neanche per la discutibile scelta di far
    sbocciare l'amore tra la bestia e la gnocca grazie a un'esibizione di
    ballo e acrobazie di quest'ultima che ricorda molto da vicino una puntata
    di Amici, con Naomi Watts nel ruolo della concorrente e King Kong in
    quello della De Filippi, anche se lui risulta molto più femminile (molto
    meglio la trovata del King Kong precedente: a Jessica Lange era bastato
    fargli vedere una tetta per fargli perdere la brocca). Eppure per tutta la
    durata del film nella mia testa sentivo come un tarlo che non riuscivo a
    identificare, che mi disturbava, che mi diceva che c'era qualcosa che non
    andava. Poi, al 152esimo minuto, quando Naomi Watts si salva per la
    14esima volta rimanendo aggrappata con una mano sola, dopo l'ennesimo volo
    di oltre 20 metri, non so più se a un ramo o a che altro, ho avuto
    l'illuminazione: è ora di smetterla con la trovata degli "eroi salamella"!
    Se venisse promulgata una legge che proibisce, a livello mondiale, che nei
    film i personaggi possano farla franca nelle scene d'azione rimanendo
    appesi con una mano a qualsiasi oggetto sporgente (che sia esso un ramo,
    un cornicione, una liana, una roccia, una scala antincendio o un pelo del
    culo di King Kong non fa differenza) nell'ottanta per cento dei iflm il
    protagonista finirebbe per morire a metà film, e in King Kong molto, ma
    molto, prima. Va bene che il cinema è finzione, ma lo vogliamo dire o no
    agli sceneggiatori che a meno che uno non si chiami Jury Chechi, è
    impossibile per un cristiano rimanere appeso ad alcunché per più di cinque
    secondi?





    QUEL MOSTRO DI SUOCERA



    Questo film unisce le due ultime tendenze presenti nelle commedie cretine
    hollywoodiane: quella di ingaggiare star un pò in disarmo ma dal passato
    prestigioso (dopo Barba Streisand in Mi presenti i tuoi, qui è il turno
    della 69enne Jane Fonda, assente dagli schermi da 15 anni) e quella di
    aver individuato in Jennifer Lopez l'erede di Sandra Bullock e Meg Ryan,
    che, avendo superato i 40, sono destinate al macero, a meno che non
    riescano a riciclarsi interpretando una lesbica tossicodipendente o con un
    grave handicap fisico alle prese con un marito violento e una figlia
    zoccola in un film indipendente a basso costo che farà loro ottenere una
    nomination all'Oscar. Entrambe queste tendenze possono avere effetti molto
    deleteri su un film. Ad esempio, il cercare di nascondere, peraltro
    invano, le rughe dell'incartapecorita ex- Barbarella, costringe lo
    spettatore a vedere un film che per metà è sfuocato, dato che sulla
    macchina da presa hanno messo sei paia di collant, battendo così il
    precedente record di cinque, stabilito dagli ultimi film interpretati da
    Robert Redford. Il fatto invece di fare di Jennifer Lopezla nuova
    reginetta delle commedie (terribili Un amore a cinque stelle e Prima o poi
    mi sposo, più dignitoso Jersey Girl) lascia sconcertati: a parte il fatto
    che recita meglio la Canalis in una telepromozione con l'arbitro Cesari a
    Controcampo, vorrei poi sapere chi ha messo in giro la leggenda che questa
    portoricana truzza, nana, con il collo alla Ciccio Graziani e un culo
    grosso come il Triveneto sia una grandissima gnocca. Misteri del
    markating...Entrando un pò più nello "specifico filmico", che non so bene
    cosa voglia dire ma fa molto critico cinematografico, va detto vhe questa
    commediola fa abbastanza pena, le battute migliori sono copiate da altri
    film (tra cui Jerry Maguire, che nel film viene pure preso per il culo!),
    la storia è di uno scontato che fa spavento ed è tutta nel titolo: J-Lo è
    una squattrinata che si innamora di un miliardario così bello bravo e
    buono che in confronto il Principe Azzurro di Biancaneve è Donato
    Bilancia. Ma la madre di lui, che è così isterica e possesiva che è un
    miracolo che il figlio sia diventato medico anziché coreografo, cercherà
    in tutti i modi di impedire che i due si sposino. Come andrà a finire?
    Altro da dire il film neanche lo merita, se non che il regista,
    l'australiano Robert Luketic, va tenuto d'occhio perché è un pericolo
    pubblico. Non contento di aver esordito con l'orrido La rivincita delle
    bionde, sta preparando un film ispirato a Matt Helm, quella serie tv anni
    80 con Anthony Franciosa che andava in onda nelle tv private sfigate e,
    udite udite, un film tratto da Dallas!!! Fosse per me, lo manderei a
    Guantanamo.


  • CARLO TARANTO
    00 29/04/2007 20:38

    THE ISLAND


    Mettiamo che non sappiate chi sia Michael Bay, che siate entrati in
    possesso del dvd del suo The Island e che prima di vedere il film abbiate
    deciso di dare un'occhiata al backstage nei contenuti speciali: ascoltando
    i commenti entusiasti dei protagonisti Ewan McGregor e Scarlett Johansson
    (che per carriera e intelletto non sono propriamente Boldi e De Sica) su
    di lui vi aspettereste di avere a che fare con un mix di Steven Spielberg,
    James Cameron e Ridley Scott, una specie di geniaccio che sforna filmoni
    sì spettacolari, ma anche coraggiosi e innovativi. Ovviamente la realtà è
    un pò diversa. Per chi non lo sapesse, Michael Bay è semplicemente un
    povero pirla 40enne che ha deciso di mettere il suo indubbio ma limitato
    talento (a girare inseguimenti e sparatorie in effetti è davvero bravo) al
    servizio di blockbuster fracassoni, banali e costosissimi. Tanto per
    citare i peggiori, a lui dobbiamo Pearl Harbor e Bad Boys 2, forse il
    peggior action movie degli ultimi 200 anni. Riconoscere la sua mano in un
    film è facilissimo: ogni inquadratura non dura mai più di due secondi, il
    cielo ogni tanto diventa giallo perché è più "cool". la colonna sonora
    sembra sempre la stessa (per aumentare la tensione ogni due per tre si
    sente sempre un tamburo che fa du-du-dum, du-du-dum) e come se non
    bastasse i suoi film non durano mai meno di due ore. Eppure nei primi 40
    minuti di questo film il regista sembra tentare un'altra strada: quella di
    girare un'opera più riflessiva scopiazzando però contemporaneamente L'uomo
    che fuggì dal futuro, Matrix, Minority Report, Blade Runner e Capricon One
    e va detto che, se uno non li avesse visti, il film sembrerebbe anche
    interessante. Lo spunto iniziale non è neanche malvagio: una colonia di
    terrestri, sopravvissuti a una non meglio identificata contaminazione
    globale, vive rinchiusa in un bunker sotterraneo dove conducono una vita
    controllatissima in cui sono bandite le emozioni, si mangia di merda e non
    si può ciulare, salvo poi scoprire che è tutta una balla. In realtà quegli
    uomini sono dei cloni, ignari di esserlo e isolati dal mondo, che vengono
    usati come pezzi di ricambio e quindi destinati a essere uccisi quando c'è
    bisogno di un loro organo. Ci sarebbe anche spazio per qualche riflessione
    etica e morale sulla biogenetica, ma dio ce ne scampi, perché al 41esimo
    minuto Michael Bay torna in sé e parte con un'ora e mezza di inseguimenti
    e sparatorie dove verosimiglianza e credibilità vanno spesso a puttane,
    con snodi narrativi geniali (i protagonisti si muovono e scappano dal
    bunker attraverso le condutture dell'aria condizionata: una cosa mai vista
    prima!), il tutto condito da due protagonisti che sgambettano per tutto il
    film abbigliati con delle tutine bianche anni 60 tipo Spazio 1999 che
    starebbero male anche su Elle McPherson, figuratevi sulla povera Scarlett
    Johansson, che essendo oltretutto un pò culona, per tutto il film viene
    inquadrata solo a mezzobusto, neanche fosse Fiorella Pierobon.





    SIN CITY


    Per i patiti del genere, Frank Miller, l'autore del fumetto Sin City, è
    una specie di genio maledetto, diventato famoso per aver introdotto nel
    mondo allora sfavillante dei supereroi atmosfere più noir e adulte,
    ideando personaggi come Devil, Elektra nonché alcune storie di Batman. Con
    Sin City è andato oltre, creando una serie iperviolenta, cinica e
    nichilista, roba che al confronto Natural Born Killers sembra Voglia di
    tenerezza. Sarà che, secondo me, chi ha più di 14 anni ed è patito di
    fumetti rientra nella categoria "segaiolo brufoloso", che nella scala
    evolutiva umana è solo un gradino più su di "povero rincoglionito", sarà
    che nell'intervista dei contenuti speciali del dvd Miller sfodera una
    faccia da pirla che tra l'altro ricorda da vicino quella di un attempato
    segaiolo brufoloso, sarà che ogni volta che si avvicina al cinema fa delle
    cazzate, tipo scrivere la sceneggiatura dei due sequel di Robocop
    (complimenti, belle merde!), anche se lui dice che Hollywood gliele ha
    rovinate (peccato, pensate a quali immani capolavori avremmo potuto
    avere), ma a me questo Frank Miller mi sembra un pò un coglione. Anche
    Robert Rodriguez da alcuni poveri deficienti è considerato un piccolo
    genio. In realtà è un giovanottone texano colpito in tenera età dalla
    "sindrome Brian De Palma", una malattia incurabile che prende i registi
    che tecnicamente girano da dio inducendoli spesso a dirigere film con
    sceneggiature di merda, a volte scritte da loro stessi, convinti che basti
    qualche virtuosismo con la macchina da presa per sfornare un bel film. E'
    evidente che con questi due alla regia, e la partecipazione come "guest
    director" di un Quentin Tarantino (ha girato una scena a due dentro una
    macchina, pensa un pò, lo poteva fare anche il regista del Tg4) che sta
    abusando un pò troppo della nostra pazienza (sto ancora cercando di
    rimuovere il suo raccapricciante tentativo di sdoganare i polizieschi
    italiani anni 70), il risultato non poteva che essere negativo. Ma chi si
    immaginava una cagata del genere! Due noiosissime ore di violenza in
    bianco e nero con pennellate di colore e humor nero qua e là, tre
    storielle che s'intrecciano con sfasamenti temporali alla Tarantino,
    accompagnate da estenuanti voci fuori campo che nel noir erano scontate e
    fuori moda già nel 1952, personaggi con una psicologia che definire
    tagliata con una sega a motore sarebbe un eufemismo. Peccato, perché
    oltretutto il cast è notevole, diviso tra star affermate come Bruce Willis
    e Benicio Del Toro, attori emergenti come Josh Hartnett ed Elijah Wood,
    gnocche di un certo livello tipo Jessica Alba e Rosario Dawson e vecchie
    glorie come Rutger Hauer e un ancora pimpante Mickey Rourke, che impazza
    menando e sparando per i primi 40 minuti, con il volto deturpato da un
    ingombrante make up che lo rende identico a Mino Martinazzoli.





    LA GUERRA DEI MONDI


    Questo film ha un grandissimo pregio: è il primo blockbuster di
    fantascienza in cui, durante le scene di distruzione, non appaiono sullo
    sfondo monumenti famosi. Non ci sono ometti con il basco e la maglia a
    righe che corrono isterici davanti alla torre Eiffel, né beghine vestite
    di nero sotto il Colosseo che urlano mentre tutto va a pezzi e neppure
    reporter della Cnn collegati dalla Piazza Rossa intenti a riprendere la
    tragedia. Mancano perfino le riunioni di gabinetto a notte fonda alla Casa
    Bianca. A parte però l'ammirevole tentativo di sfuggire il più possibile i
    cliché, una fotografia coraggiosamente livida e un protagonista che
    anziché essere il solito patriota che combatte fino alla morte per
    difendere il pianeta è un fallito cagasotto che scappa per 112 minuti, per
    il resto questo remake dell'omonimo film del 1953 delude parecchio,
    elegante eufemismo di "fa cagare". Tom Cruise è un operaio del New Jersey
    divorziato, padre di due figli (per il personaggio, lo sceneggiatore David
    Koepp ha dichiarato di essersi ispirato ai protagonisti delle canzoni di
    Springsteen; spero che il Boss lo abbia già querelato per diffamazione),
    uno stronzissimo di 16 anni (Justin Chatwin) che anziché pensare a ciulare
    non vede l'ora di combattere gli alieni e una insopportabile di 10 anni
    (Dakota Fanning, la bambina prodigio più "in" del momento,un vero
    fenomeno, anche se secondo me in realtà è una nana 32enne), che dopo aver
    sparato due sentenze nei primi dieci minuti neanche fosse Confucio, al
    primo attacco alieno inizia a urlare e non la smette più fino ai titoli di
    coda. Il film segue le gesta di Cruise che, tra un primo piano e l'altro,
    dopo che i marziani gli hanno disintegrato la casa con vista sulla
    tangenziale, decide di scappare a gambe levate sotto i bombardamenti per
    raggiungere Boston, pur di riportare i figli all'ex moglie che
    evidentemente deve essere davvero una gran rompicoglioni. La trama, come
    avrete capito, non è un granché, con un finale poco comprensibile,
    abbastanza ridicolo e molto affrettato, ma la cosa che più toglie fascino
    e pathos al film di Spielberg è soprattutto la rappresentazione degli
    invasori: i mitici tripodi fanno meno impressione di una Fiat Multipla e
    gli alieni sono meno inquietanti dei Teletubbies. Perciò: dopo mezz'oretta
    si comincia a guardare l'orologio, dopo un'ora si comincia a considerare
    l'ipotesi di andare a fare la pipì senza neanche schiacciare il tasto
    "pausa", mentre dopo un'ora e mezza bisogna lottare contro l'irrefrenabile
    desiderio di pisciare direttamente sul dvd. Nei contenuti speciali di
    questo doppio dvd Spielberg dichiara che il motivo che lo ha spinto a
    girare questo remake è stato l'attentsto alle Torri gemelle. Bin Laden
    dovrà pagare anche per questo...







    [Modificato da CARLO TARANTO 29/04/2007 20.39]

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    lor3nzooo
    Post: 8.012
    Registrato il: 25/02/2006
    Utente Master
    00 29/04/2007 20:45
    Cacchio sei un dio! La recensione di Dogville non vedo l'ora di leggerla. Ora vediamo se spostare la discussione in off topic, comunque sarebbe molto bello riportarle tutte; io ne ho una di un paio di anni fa, su "la ragazza con l'orecchino di perla". Magari stasera faccio una foto e la posto.

    [SM=g27811]

    EDIT: Potresti segnalare la fonte?
    Grazie mille, ciao.

    [Modificato da lor3nzooo 29/04/2007 20.59]



    e non ha ancora aperto bocca!
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    pequeno8
    Post: 1.139
    Registrato il: 28/03/2006
    Utente Veteran
    00 30/04/2007 00:07
    Bellissime le recensioni!!!

    Me le sono lette ben bene!!!

    In particolare nella recensione del film "Quel mostro di suocera" bellissimo come Giorgio parla del lato estetico di Jennifer Lopez e quando definisce il regista di questo film come "un pericolo pubblico"!!! [SM=g27828]

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    lor3nzooo
    Post: 8.012
    Registrato il: 25/02/2006
    Utente Master
    00 30/04/2007 11:07
    Discussione spostata. Le recensioni postate sono prese dal seguente spazio msn.

    Chiunque sia in possesso di altre recensione può tranquillamente metterle in condivisione; anche una "foto" agli articoli sarebbe gradita. Potete hostarla su image shack o mandarcela via mail.
    Nel frattempo mi autoflagello in quanto ho smarrito l'unico numero di "Rolling Stone" che possedevo.

    [SM=g27817]


    e non ha ancora aperto bocca!
  • CARLO TARANTO
    00 30/04/2007 12:28
    Re:

    Scritto da: lor3nzooo 29/04/2007 20.45
    Cacchio sei un dio! La recensione di Dogville non vedo l'ora di leggerla. Ora vediamo se spostare la discussione in off topic, comunque sarebbe molto bello riportarle tutte; io ne ho una di un paio di anni fa, su "la ragazza con l'orecchino di perla". Magari stasera faccio una foto e la posto.

    [SM=g27811]

    EDIT: Potresti segnalare la fonte?
    Grazie mille, ciao.

    [Modificato da lor3nzooo 29/04/2007 20.59]





    Non ricordo propio, scus [SM=g27813] a

    [Modificato da CARLO TARANTO 30/04/2007 12.41]

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    cacca2003
    Post: 835
    Registrato il: 30/08/2003
    Utente Senior
    00 30/04/2007 13:14
    Re:

    Scritto da: CARLO TARANTO 29/04/2007 20.32
    27 novembre
    "Dall'alto di un cazzo" di Giorgio Gherarducci
    IL CODICE DA VINCI

    [ cut ]




    Ti amo! [SM=g27811]
    Grazie moltissimo!

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    lor3nzooo
    Post: 8.012
    Registrato il: 25/02/2006
    Utente Master
    00 30/04/2007 14:47
    Le ho lette tutte d'un fiato (a parte qualche piccolo errore di copiatura, ma ringraziamo comunque la ragazza che li ha trascritti e CARLO TARANTO per averli scovati) e ho riso un bel po'. Insomma, niente di cui meravigliarsi, è Giorgio Gherarducci, il Capo del Mondo.

    ps sunisinus, leggi la recensione su Dogville [SM=g27828] [SM=g27828]

    [Modificato da lor3nzooo 30/04/2007 14.52]



    e non ha ancora aperto bocca!
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    cacca2003
    Post: 835
    Registrato il: 30/08/2003
    Utente Senior
    00 01/05/2007 01:08
    Se ce ne sono altre (e credo proprio di sì), posta.
    Sono in febbrile attesa.E con la recensione di Dogville
    mi ha come letto nel pensiero, dato che penso esattamente
    le stesse cose.Anche se sono convinto che anche Le Onde
    Del Destino faccia parte del paraculismo.
  • mattelan
    00 02/05/2007 01:49
    Vogliamo Gorgio a Cinematogtafo!!
    Cmq devo leggerle tutte si il Codice è noiosetto a me è piaciuto poi la Chiesa la ringraziamo per l'ottima pubblicità!!!
    Non ha mai fatto una recensione su Harry Potter e i Pirati per non parlare di Superman e Narnia? Penso che neanche i film d'animazione ha seguito
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    rabelais
    Post: 791
    Registrato il: 27/12/2004
    Utente Senior
    00 02/05/2007 16:52

    Che dire, obiettivo e per nulla snob, il Gherarducci [SM=g27828]
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