THE ISLAND
Mettiamo che non sappiate chi sia Michael Bay, che siate entrati in
possesso del dvd del suo The Island e che prima di vedere il film abbiate
deciso di dare un'occhiata al backstage nei contenuti speciali: ascoltando
i commenti entusiasti dei protagonisti Ewan McGregor e Scarlett Johansson
(che per carriera e intelletto non sono propriamente Boldi e De Sica) su
di lui vi aspettereste di avere a che fare con un mix di Steven Spielberg,
James Cameron e Ridley Scott, una specie di geniaccio che sforna filmoni
sì spettacolari, ma anche coraggiosi e innovativi. Ovviamente la realtà è
un pò diversa. Per chi non lo sapesse, Michael Bay è semplicemente un
povero pirla 40enne che ha deciso di mettere il suo indubbio ma limitato
talento (a girare inseguimenti e sparatorie in effetti è davvero bravo) al
servizio di blockbuster fracassoni, banali e costosissimi. Tanto per
citare i peggiori, a lui dobbiamo Pearl Harbor e Bad Boys 2, forse il
peggior action movie degli ultimi 200 anni. Riconoscere la sua mano in un
film è facilissimo: ogni inquadratura non dura mai più di due secondi, il
cielo ogni tanto diventa giallo perché è più "cool". la colonna sonora
sembra sempre la stessa (per aumentare la tensione ogni due per tre si
sente sempre un tamburo che fa du-du-dum, du-du-dum) e come se non
bastasse i suoi film non durano mai meno di due ore. Eppure nei primi 40
minuti di questo film il regista sembra tentare un'altra strada: quella di
girare un'opera più riflessiva scopiazzando però contemporaneamente L'uomo
che fuggì dal futuro, Matrix, Minority Report, Blade Runner e Capricon One
e va detto che, se uno non li avesse visti, il film sembrerebbe anche
interessante. Lo spunto iniziale non è neanche malvagio: una colonia di
terrestri, sopravvissuti a una non meglio identificata contaminazione
globale, vive rinchiusa in un bunker sotterraneo dove conducono una vita
controllatissima in cui sono bandite le emozioni, si mangia di merda e non
si può ciulare, salvo poi scoprire che è tutta una balla. In realtà quegli
uomini sono dei cloni, ignari di esserlo e isolati dal mondo, che vengono
usati come pezzi di ricambio e quindi destinati a essere uccisi quando c'è
bisogno di un loro organo. Ci sarebbe anche spazio per qualche riflessione
etica e morale sulla biogenetica, ma dio ce ne scampi, perché al 41esimo
minuto Michael Bay torna in sé e parte con un'ora e mezza di inseguimenti
e sparatorie dove verosimiglianza e credibilità vanno spesso a puttane,
con snodi narrativi geniali (i protagonisti si muovono e scappano dal
bunker attraverso le condutture dell'aria condizionata: una cosa mai vista
prima!), il tutto condito da due protagonisti che sgambettano per tutto il
film abbigliati con delle tutine bianche anni 60 tipo Spazio 1999 che
starebbero male anche su Elle McPherson, figuratevi sulla povera Scarlett
Johansson, che essendo oltretutto un pò culona, per tutto il film viene
inquadrata solo a mezzobusto, neanche fosse Fiorella Pierobon.
SIN CITY
Per i patiti del genere, Frank Miller, l'autore del fumetto Sin City, è
una specie di genio maledetto, diventato famoso per aver introdotto nel
mondo allora sfavillante dei supereroi atmosfere più noir e adulte,
ideando personaggi come Devil, Elektra nonché alcune storie di Batman. Con
Sin City è andato oltre, creando una serie iperviolenta, cinica e
nichilista, roba che al confronto Natural Born Killers sembra Voglia di
tenerezza. Sarà che, secondo me, chi ha più di 14 anni ed è patito di
fumetti rientra nella categoria "segaiolo brufoloso", che nella scala
evolutiva umana è solo un gradino più su di "povero rincoglionito", sarà
che nell'intervista dei contenuti speciali del dvd Miller sfodera una
faccia da pirla che tra l'altro ricorda da vicino quella di un attempato
segaiolo brufoloso, sarà che ogni volta che si avvicina al cinema fa delle
cazzate, tipo scrivere la sceneggiatura dei due sequel di Robocop
(complimenti, belle merde!), anche se lui dice che Hollywood gliele ha
rovinate (peccato, pensate a quali immani capolavori avremmo potuto
avere), ma a me questo Frank Miller mi sembra un pò un coglione. Anche
Robert Rodriguez da alcuni poveri deficienti è considerato un piccolo
genio. In realtà è un giovanottone texano colpito in tenera età dalla
"sindrome Brian De Palma", una malattia incurabile che prende i registi
che tecnicamente girano da dio inducendoli spesso a dirigere film con
sceneggiature di merda, a volte scritte da loro stessi, convinti che basti
qualche virtuosismo con la macchina da presa per sfornare un bel film. E'
evidente che con questi due alla regia, e la partecipazione come "guest
director" di un Quentin Tarantino (ha girato una scena a due dentro una
macchina, pensa un pò, lo poteva fare anche il regista del Tg4) che sta
abusando un pò troppo della nostra pazienza (sto ancora cercando di
rimuovere il suo raccapricciante tentativo di sdoganare i polizieschi
italiani anni 70), il risultato non poteva che essere negativo. Ma chi si
immaginava una cagata del genere! Due noiosissime ore di violenza in
bianco e nero con pennellate di colore e humor nero qua e là, tre
storielle che s'intrecciano con sfasamenti temporali alla Tarantino,
accompagnate da estenuanti voci fuori campo che nel noir erano scontate e
fuori moda già nel 1952, personaggi con una psicologia che definire
tagliata con una sega a motore sarebbe un eufemismo. Peccato, perché
oltretutto il cast è notevole, diviso tra star affermate come Bruce Willis
e Benicio Del Toro, attori emergenti come Josh Hartnett ed Elijah Wood,
gnocche di un certo livello tipo Jessica Alba e Rosario Dawson e vecchie
glorie come Rutger Hauer e un ancora pimpante Mickey Rourke, che impazza
menando e sparando per i primi 40 minuti, con il volto deturpato da un
ingombrante make up che lo rende identico a Mino Martinazzoli.
LA GUERRA DEI MONDI
Questo film ha un grandissimo pregio: è il primo blockbuster di
fantascienza in cui, durante le scene di distruzione, non appaiono sullo
sfondo monumenti famosi. Non ci sono ometti con il basco e la maglia a
righe che corrono isterici davanti alla torre Eiffel, né beghine vestite
di nero sotto il Colosseo che urlano mentre tutto va a pezzi e neppure
reporter della Cnn collegati dalla Piazza Rossa intenti a riprendere la
tragedia. Mancano perfino le riunioni di gabinetto a notte fonda alla Casa
Bianca. A parte però l'ammirevole tentativo di sfuggire il più possibile i
cliché, una fotografia coraggiosamente livida e un protagonista che
anziché essere il solito patriota che combatte fino alla morte per
difendere il pianeta è un fallito cagasotto che scappa per 112 minuti, per
il resto questo remake dell'omonimo film del 1953 delude parecchio,
elegante eufemismo di "fa cagare". Tom Cruise è un operaio del New Jersey
divorziato, padre di due figli (per il personaggio, lo sceneggiatore David
Koepp ha dichiarato di essersi ispirato ai protagonisti delle canzoni di
Springsteen; spero che il Boss lo abbia già querelato per diffamazione),
uno stronzissimo di 16 anni (Justin Chatwin) che anziché pensare a ciulare
non vede l'ora di combattere gli alieni e una insopportabile di 10 anni
(Dakota Fanning, la bambina prodigio più "in" del momento,un vero
fenomeno, anche se secondo me in realtà è una nana 32enne), che dopo aver
sparato due sentenze nei primi dieci minuti neanche fosse Confucio, al
primo attacco alieno inizia a urlare e non la smette più fino ai titoli di
coda. Il film segue le gesta di Cruise che, tra un primo piano e l'altro,
dopo che i marziani gli hanno disintegrato la casa con vista sulla
tangenziale, decide di scappare a gambe levate sotto i bombardamenti per
raggiungere Boston, pur di riportare i figli all'ex moglie che
evidentemente deve essere davvero una gran rompicoglioni. La trama, come
avrete capito, non è un granché, con un finale poco comprensibile,
abbastanza ridicolo e molto affrettato, ma la cosa che più toglie fascino
e pathos al film di Spielberg è soprattutto la rappresentazione degli
invasori: i mitici tripodi fanno meno impressione di una Fiat Multipla e
gli alieni sono meno inquietanti dei Teletubbies. Perciò: dopo mezz'oretta
si comincia a guardare l'orologio, dopo un'ora si comincia a considerare
l'ipotesi di andare a fare la pipì senza neanche schiacciare il tasto
"pausa", mentre dopo un'ora e mezza bisogna lottare contro l'irrefrenabile
desiderio di pisciare direttamente sul dvd. Nei contenuti speciali di
questo doppio dvd Spielberg dichiara che il motivo che lo ha spinto a
girare questo remake è stato l'attentsto alle Torri gemelle. Bin Laden
dovrà pagare anche per questo...
[Modificato da CARLO TARANTO 29/04/2007 20.39]